Marco Ischia, attuale atleta master, dalla fondazione in ANR come atleta agonista di nuoto e pallanuoto, una grande esperienza nel salvamento e poi anche importante riferimento tecnico.
Hai iniziato col nuoto fin dal 1984, sei stato il primo atleta della società a scendere sotto il muro del minuto nei 100 stile libero, vista la tua velocità ogni tanto ti chiamavano anche nella squadra di pallanuoto in serie D, arrivata la cartolina rosa, hai colto il servizio militare come un’opportunità per continuare a praticare sport riscoprendo il nuoto per salvamento sia agonistico che didattico. Raccontaci le esperienze di quegli anni.
Quanto tempo avete? Perché qui la storia si fa lunga.
È la classica situazione in cui posso dire "io c'ero". C'ero il primo giorno in cui la società ha fatto le prime selezioni, c'ero al primo allenamento, c'ero alla prima gara... insomma avete capito!
Ripercorrere tutto sarebbe abusare della vostra pazienza, perché i ricordi sono davvero tanti, gli allenamenti, le trasferte sul Defender di Luciano, il primo accappatoio della squadra, le risate con i compagni, le stupidaggini (tante e inenarrabili), e poi sì, ci sono anche traguardi come quello di nuotare i 100 sl sotto il minuto. Sono obiettivi che a volte c'illudiamo di riuscire a raggiungere da soli, ma in realtà è stato possibile raggiungere non solo grazie alla dedizione e alla fatica, ma anche grazie allo stimolo dei compagni. Ce la siamo giocata fino all'ultimo con Massimiliano Bondesan, prima di tutto un amico e poi il giusto stimolo per far bene assieme, più veloce lui sui 50, più testardo io sui 100, ma lui è prima di tutto uno di quelli delle tante cose inenarrabili. Sono sempre stato convinto che è il gruppo che fa la squadra, maggiormente in uno sport difficile e "solitario" come il nuoto, per essere corretti dovrei sicuramente citare tutti uno per uno... ma non lo farò non preoccupatevi!
Con la pallanuoto invece come te la sei cavata?
La pallanuoto è stata una divagazione interessante, divertente per la parte ludica insista in uno sport in cui c'è una palla. Come hai ricordato mi chiamavano ogni tanto perché ero veloce, quindi mi portavo dietro un paio di avversari quando s'incrociavano gli schemi a mezzaluna (è l'unica tattica che ricordo), ma il mio tiro era una schifezza. Una cosa però ricordo bene, sott'acqua si prendevano un sacco di botte!
Quindi c'è stata la tua esperienza con il nuoto per salvamento?
Esatto, il salvamento è venuto dopo, e merita una partentesi a sé... mettetevi comodi.
Come molti nuotatori ho preso il brevetto di Assistente Bagnanti a sedici anni (siete comodi?), poi di pari passo le prime gare, considerate che parliamo della fine degli anni '80, non esisteva il salvamento agonistico come lo conosciamo ora, e a livello internazionale ognuno faceva in maniera diversa. Io ho avuto la fortuna di essere selezionato per la rappresentativa nazionale dell'Esercito durante il servizio di leva obbligatoria, una storia nella storia, roba da farvi addormentare tutti, ci vorrebbero un paio di birre (a testa) e tanta voglia di stare a sentire un vecchio che racconta di sé (e qui le stupidaggini tante e inenarrabili sono cresciute in maniera esponenziale). Se mi offrite una birra giuro che ve le racconto!
Dove siamo arrivati, al salvamento didattico?
Correva l'anno 1993 e me ne andai fino a Cosenza per diventare Maestro di Salvamento. Si viaggiava ancora a cavallo, gli attacchi dei briganti sui sentieri erano all'ordine del giorno, parliamo del millennio scorso... roba da far accapponare la pelle. Comunque da allora ho formato credo circa mille ragazzi e ragazze per farli diventare Assistenti Bagnanti, e la soddisfazione maggiore è sapere che tali insegnamenti sono stati utili a qualcuno.
Ho risposto a tutto?
Manca la parte dell'importante riferimento tecnico.
Lo sapevo che dimenticavo qualcosa. Sono diventato istruttore di nuoto, di nuoto pinnato, istruttore dei Centri avviamento allo sport del CONI, caspita non me li ricordo tutti, ma io e Vito ci siamo divertiti un sacco a girare l'Italia e soprattutto a seguire la squadra del settore propaganda. I piccoli nuotatori, riservano sempre le soddisfazioni più grandi!
Dopo lo stop per un decennio e la nascita di tua figlia Sofia, anche lei atleta, ti riaffacci in casa ANR come master partecipando, tra l’altro, ai mondiali del 2012.
Il GRAZIE più grande va sicuramente a mia figlia Sofia. Senza di lei il mio costume probabilmente sarebbe ancora appeso al chiodo. Riuscire a praticare uno sport con la propria figlia credo sia uno dei sogni di molti genitori, io ci sono riuscito, e scherzando le dico sempre che continueremo fino a quando avrò 110 anni. Chissà!
La partentesi mondiali è stata un'opportunità irrinunciabile, nel 2012 si sono svolti a Riccione, e anche se non ero al top della forma, è tornata l'occasione di poter dire "io c'ero"!
Com'è stato riprendere a nuotare dopo tanto tempo? Quanto è più faticoso oggi, se lo è, rispetto a qualche anno fa?
Riprendere è stato strano, ma poi ti rendi conto che è davvero come andare in bicicletta, lo impari da piccolo e non lo dimentichi più. Le braccia hanno ripreso a girare in pochi mesi, e lo scorso anno sono tornato a nuotare sotto il fatidico muro del minuto sui 100 stile (in questo si rimane sempre un po' ragazzini). Se me lo avessero detto prima non c'avrei creduto.
Faticoso è faticoso uguale, ma a una certa età hai una consapevolezza diversa, conosci i tuoi nuovi limiti, se esageri ti fa solo male. È stato strano anche perché ho ripreso a nuotare con Lelli, la mia allenatrice originaria, in un gruppo di ragazzini che hanno un terzo dei miei anni. L'ho detto più volte in allenamento: "Ci vogliono i tre gemelli Sala per fare uno (vecchio) come me". Però i ragazzi e le ragazze, sono tutti molto pazienti e mi lasciano allenare con loro... quasi dimenticavo: grazie a Cristian per le innumerevoli scie!
Progetti per il futuro, quanto nuoto e quanta acqua prevedi ancora nella tua vita?
Di acqua sotto i ponti ne lascerò passare fino a quando ce la farò, certo l'età che avanza e la situazione che viviamo oggi renderà tutto più complicato, quindi staremo a vedere. Dallo scorso anno però mi sono appassionato al nuoto in acque libere, cosa che non mi sarei aspettato, passare dal cloro e la corsia, all'immensità del lago ha risvegliato sensazioni completamente diverse, non esiste più il cronometro che ha lascito il posto alla natura... e lo scambio mi sta piacendo!
Cosa ti senti di dire ai giovani nuotatori, hai qualche consiglio da dare?
I consigli sono sempre opinioni personali e valgono quello che valgono, una cosa però mi sento di dire ai nuotatori più giovani di me: mentre macinate vasche, mentre guardare le lancette del cronometro, mentre migliorate e qualche volta peggiorate i vostri tempi, non lasciate indietro nessuno dei vostri compagni, perché non è il cronometro che fa grande una persona, e soprattutto non dimenticate di accumulare ricordi inenarrabili, così quando sarete grandi ci siederemo davanti a due birre per raccontarceli a vicenda!
Buone bracciate a tutti... perché anche quando si fa gambe alla fine si tira di braccia.