Giulia Pace, classe 1989, medaglia d’argento ai campionati italiani giovanili primaverili di Imperia, nei 100 rana junior 2° anno nel 2005.
Sicuramente il 2005 è stato il tuo anno migliore arrivando agli italiani tra le pretendenti alle medaglie, ricordiamo che da categoria ragazze faticavi a conseguire i tempi limite, come sei riuscita in pochi anni a scalare le classifiche?
È vero è stato difficile farmi strada, di certo perché all'epoca ero fisicamente più piccola rispetto alle mie coetanee ma direi principalmente per un fattore emotivo; sono sempre stata molto introversa e devo ammettere che soffrivo parecchio lo show-off della competizione. I miei genitori ricordano che durante la prima gara che ho fatto a Imperia, quasi non mi si vedeva la testa riemergere dall’acqua da quanto era grande e tangibile la tensione che provavo. Ma nonostante tutto non ho mai mollato, la determinazione ha avuto la meglio e l’enorme passione per questa disciplina mi ha dato la spinta giusta: non ho mai avuto paura di fare fatica e di dare il tutto per tutto. Ed è stato così, solo mantenendo costanti impegno e dedizione, che nel 2003 da una settimana all’altra mi sono vista migliorare il tempo sui 100 di 5 secondi netti. Quel giorno in vasca mi sentivo particolarmente bene ma mi sono resa conto di andare davvero forte quando la mia vicina di corsia, la grandissima Veronica Demozzi, per una volta non si era presa la solita mezza vasca di vantaggio, ma era solo poco più avanti e riuscivo quasi a stare al suo passo. Ho toccato la piastra e incredula ho visto quel tempo sul tabellone, il tempo che mi ha portata per la prima volta agli Assoluti.
Ovviamente dopo i successi a livello giovanile, è arrivato anche l’esordio tra i più grandi. Raccontaci la tua prima volta ai campionati italiani assoluti.
È stata un’emozione immensa, ero solo una bambina di 14 anni e mi ritrovavo a gareggiare con i migliori d’Italia e con atleti di calibro mondiale. Ho in mente il frangente in cui ho incrociato sul piano vasca Rosolino che chiacchierava con Brembilla e Boggiatto e avevo l'impressione di sognare. Fino a quel momento li avevo visti solo in TV, erano le grandi stelle di Sidney 2000 e Fukuoka 2001 e mi sono sembrati altissimi, fortissimi, dei Titani in accappatoio. Mi guardavo intorno e mi accorgevo del fatto che in confronto alla maggior parte dei presenti in quella piscina non ero nulla, eppure ero lì e mi sentivo davvero elettrizzata ed onorata di esserci.
La rana viene definita un mondo a parte all’interno del nuoto, definiscici il tuo rapporto di amore con il tuo stile preferito (allenamenti e gare).
Si dice che ranisti si nasce e credo che non ci sia niente di più vero. Si tratta di uno stile molto tecnico in cui il minimo difetto può essere fatale alla fluidità del movimento e di conseguenza all’efficacia della nuotata; per questo non può più di tanto essere costruito ad hoc, ma deve essere innato nell’atleta e va assecondato il più possibile senza forzature che possano rivelarsi controproducenti. Negli allenamenti amavo lavorare sulla velocità e sullo scivolamento, curare la sensibilità e il gesto tecnico nei minimi particolari. Ricordo che a un certo punto ho pure comprato un metronomo da ascoltare tutte le sere prima di andare a dormire, per aiutarmi a memorizzare il ritmo giusto della bracciata da mantenere in gara! Per quanto riguarda le gare, beh, ho imparato un po’ alla volta a conviverci anche se fino all’ultimo giorno la strizza mi ha accompagnata al blocco di partenza... A volte la pressione mi ha sopraffatta ma in molte occasioni sono riuscita a sfruttarla a mio favore e devo dire che sia le piccole medaglie che ho vinto sia, soprattutto, le grandi sconfitte che ho subito sono state fondamentali per contribuire a farmi crescere e costruire la mia persona. Quella che sono oggi lo devo in gran parte a quegli anni e a questo magnifico sport.