Seconda puntata con ANR history, questa settimana è con noi Matteo Mazzaretto, allenatore del settore pallanuoto femminile dal 2010 al 2015, e poi fino al 2018 alla guida del progetto pallanuoto maschile tutt'ora in corso. Una grande esperienza sia da giocatore prima che da tecnico poi.
Nel 2010 ti trovi per la prima volta a gestire una squadra come capo allenatore, e soprattutto con una formazione femminile già di buone potenzialità che dal 2007 militava in serie C. Come sei riuscito ad entrare in sinergia con le atlete?
Non è stato facile, soprattutto il primo anno perché allenare una squadra femminile, impone modi di approccio tecnico e psicologico completamente diverso dal mondo maschile, in particolare nella creazione di quello che è il concetto unità di squadra.
Ogni cambio di allenatore, porta per i giocatori (giocatrici in questo caso) sempre dello stress; consideriamo che parliamo di ragazze adolescenti, momento di per sé già delicato.
Dare loro un ulteriore motivo di stress ed insicurezza è sempre una considerazione da fare quando si inizia un percorso nuovo. Molti allenatori dimenticano un concetto fondamentale: LAVORIAMO CON LE PERSONE, non con dei robot.
La sinergia con le atlete è stata conquistata nel tempo ed è stata possibile grazie alle giocatrici di maggiore esperienza ed età che hanno fatto da tramite e si sono relazionate con me. Non è stato facile, come non lo è mai in nessuna situazione, però quelle ragazze erano umanamente meravigliose.
Le situazioni più difficili da gestire non erano tecniche, in quanto la squadra era molto dotata da questo punto di vista, ma il gruppo di partenza era appunto un gruppo, e bisognava innanzitutto ritrasformarlo in squadra.
Il libro dei ricordi ci porta inevitabilmente alla stagione 2011/12, con la serie B riesci a classificarti al secondo posto del girone 2 (nord-est) ottenendo l'accesso ai play-off promozione in serie A2. Come è stato possibile raggiungere quel traguardo?
I successi sono sempre un insieme di piccoli costrutti: in primis, senza una società come Amici Nuoto Riva, che per prima ha creduto nel settore dando sempre la massima disponibilità e dimostrando sempre interesse, non si sarebbe potuto creare nulla.
I genitori delle atlete, anch'essi una risorsa per la squadra, con i quali è stato veramente un piacere entrare in contatto e relazionarsi ed infine, ma solo per dare più importanza, le atlete, il vero motore di tutto.
Parlando di pallanuoto, l'inizio del nuovo anno sportivo con lo stesso allenatore ha permesso di avere un approccio più tecnico già da subito. Abbiamo lavorato moltissimo nella prima parte della stagione sul nuoto che al tempo era il punto debole, soprattutto fuori casa dove gli spazi vasca diventavano più grandi e larghi.
Ricordo che partecipammo al torneo di Belluno a novembre vedendo la palla per la prima volta proprio al torneo, con le ragazze in pieno carico natatorio (per la cronaca l'abbiamo vinto lo stesso). Ho avuto modo di capire a che punto fossero e dal rientro lavorare sulla preparazione tecnica che è stata continuata anche durante le vacanze natalizie, senza pause.
Un “Amarcord” di quel periodo, sono le parole delle ragazze alla fine della prima di campionato a Piove di Sacco, contro l'Aquaria (squadra contro la quale avevamo sempre perso l'anno prima): “All'inizio avevo paura di come mi sarei sentita, poi mi sono accorta che ne avevo e non mi stancavo!”. Vincemmo 5 a 2 fuori casa (con un parziale di 3-0 al terzo tempo, quello “della verità”), ma la cosa più importante credo sia stato che in quel momento le ragazze hanno iniziato a fidarsi del metodo di allenamento.
Rotto il muro di diffidenza, il resto è stato un grande merito alle atlete che non si sono mai tirate indietro dalla fatica e dall'impegno.
Sempre in quella stagione 2011/12 gli impegni sono stati fittissimi, oltre alla prima squadra, hai avuto le due formazioni giovanili U15 e U17 nei rispettivi campionati Triveneto, raccontaci la difficoltà di questa attività, ma anche le soddisfazioni. Inoltre sei riuscito a far crescere le atlete più giovani facendole debuttare in Serie B?
Quando si lavora con adolescenti, le difficoltà fanno parte del tuo lavoro, però quando le si supera, ti trovi ad avere delle soddisfazioni inimmaginabili e che mai ti saresti aspettato.
Molto spesso si tende a voler ottenere risultati già dalle categorie giovanili, rischiano di precorrere i tempi per gli atleti talentuosi e formarli in modo imperfetto.
E' importante capire che U15 ed U17, sono dei terreni di apprendimento. La vittoria non è il risultato della partita; la vittoria è la crescita dell'atleta.
In quell'anno mi sono trovato ad avere un gruppo di U17 molto affiatato tra loro e tecnicamente in grado di supportare le compagne della prima squadra. Sicuramente un ruolo importante è stata la possibilità per molte atlete di giocare in più campionati nella stessa stagione e di categoria superiore, cosa che ha permesso di dare maggiori input alla crescita sportiva.
Infine un tuo messaggio ai nostri atleti della squadra maschile di oggi che hai iniziato a seguire nel 2017.
So che loro, rispetto al passato, si trovano in una situazione più difficile per poter praticare questo sport, ma ciò non deve essere una scusante.
ANR nel 2012 ha ottenuto un risultato che non hanno avuto società con piscine ed impianti migliori, il che significa che per ottenere qualsiasi cosa serve la volontà.
Forse non arriveranno subito, ma voi ragazzi che fate pallanuoto oggi, siete i pionieri di chi verrà dopo di voi ed in questa maniera state contribuendo alla costruzione del futuro. Giocate, guardate, osservate la pallanuoto e tutti gli sport che potete. Ogni cosa è un mattoncino per la vostra crescita, come atleti e come persone.